Scopri Roccascalegna
Uno dei più suggestivi e possenti castelli abruzzesi.
Il Castello di Roccascalegna ha origine antichissime. Le prime menzioni conosciute risalgono al XII secolo, ma esisteva già in precedenza. La sua fondazione, probabilmente, è stata voluta dall’Abbazia di S. Pancrazio (di cui oggi rimane solo la Chiesa di S. Pancrazio al cimitero) intorno al IX secolo, quando i monaci dell’Abbazia iniziarono ad avere la necessità di controllare il loro possedimento. Decisero di promuovere la costruzione di un punto di avvistamento in una posizione privilegiata, così da controllare l’arrivo dei nemici sia dal mare che dalla montagna, per questo si scelse questo sperone di roccia su cui oggi si erge la Rocca.
Il Castello ha sempre avuto uno scopo militare e di difesa della popolazione che vi abitava nella parte sottostante. Nel corso dei secoli è stato frutto di varie modifiche, ma l’assetto planimetrico che vediamo oggi, risale a fine XV secolo, ovvero al restauro della famiglia Baronale Annecchino. La Rocca, sino agli Quaranta del Novecento, era composta da cinque torri in totale, una quadrangolare e quattro circolari, ma di queste ultime oggi ne osserviamo solo tre, perché quella circolare più grande, che sorgeva immediatamente a sinistra del portale d’ingresso, è stata colpita durante la Seconda Guerra Mondiale e quindi poi demolita. È proprio all’interno di questa torre che la tradizione orale ricorda l’antico privilegio medievale dello ‘Ius Primae Noctis’.
Il Castello, come lo vediamo oggi, è frutto del grande restauro avvenuto nei primi anni Novanta dello scorso secolo, rendendolo così visitabile e fruibile, durante il quale oltre alla ricostruzione delle coperture, non vi sono state delle aggiunte da parte dei restauratori.
Lungo il percorso di visita si alternano luoghi all’aperto in cui è possibile osservare il panorama e ambienti chiusi, ovvero le torri, in cui durante l’anno sono ospitate mostre, esposizioni e momenti di incontro.
Le origini
Il nome del paese deriverebbe, come nel Catalogus Baronum del 1379 come Rocca-scarengia feudo del Conte di Manoppello. Alcuni studi francesi non ben identificati hanno appurato che scarengia deriverebbe da scarenna cioè dirupo, scarpata o burrone, indicante il fianco scosceso del dirupo dello sperone roccioso in cui si trova la rocca-castello, altri da Rocc-aschar dal longobardo Aschari, una rotazione consonantica del nome del paese trasforma la r in l facendolo diventare man mano, dopo varie e nuove trasformazioni, nel nome attuale. Una leggenda popolare vuole invece che il nome del paese derivi da "Rocca scale di legna", dalla scala a pioli, ovviamente in legno, che dal paese portava direttamente nella torre del castello (scala raffigurata anche nello stemma comunale).
Come riferito dal suddetto Catalogum Baronum, l'origine del paese è del XII secolo, più precisamente nel 1160, forse su di un insediamento preesistente. Certo però e che in località Collelongo sono stati ritrovati dei ruderi dell'Eneolitico ed a Capriglia ed a Colle Cicerone dei ruderi di epoca romana. Tuttavia dei monaci, verosimilmente già esistevano in zona come per la Chiesa di San Pancrazio già esistente nell'829.
La Chiesa di San Pietro risale al 1205 come ricostruzione della preesistente chiesa. Originariamente il borgo è sorto come avamposto longobardo per il controllo della Valle del Rio Secco per difendere la zona contro i Bizantini. I Longobardi eressero, ov'è ora il castello di Roccascalegna, una torre d'avvistamento. Indi si susseguirono dapprima i Franchi, poi i Normanni. Il vero e proprio castello, tuttavia, è, verosimilmente, di epoca normanna. Nel 1320 Roccascalegna viene nominata nel periodo angioino "cum castellione", all'epoca, quindi, il castello già esisteva.
La successiva menzione è del XV secolo, nel regno di Giovanna II di Napoli durante le gesta di Giacomo Caldora, con la ribellione del figlio Antonio, i soprusi di Raimondo Caldora e l'ascesa al trono degli Aragonesi al trono del Regno di Napoli. In questo periodo un soldato sotto il comando di Giacomo Caldora, Raimondo Annechino è feudatario del paese, la sua famiglia rimase feudataria del borgo fino al 1525 quando Giovanni Maria Annechino fece ricostruire il castello.
La successiva menzione è del XV secolo, nel regno di Giovanna II di Napoli durante le gesta di Giacomo Caldora, con la ribellione del figlio Antonio, i soprusi di Raimondo Caldora e l'ascesa al trono degli Aragonesi al trono del Regno di Napoli. In questo periodo un soldato sotto il comando di Giacomo Caldora, Raimondo Annechino è feudatario del paese, la sua famiglia rimase feudataria del borgo fino al 1525 quando Giovanni Maria Annechino fece ricostruire il castello.
Con l'avvento dell'evo moderno vi è il solito avvicendarsi dei feudatari e vari passaggi dai feudatari stessi alla Regia Corte e da questa ad un nuovo signore cui far accettare i Capitoli. Nel 1531 Diego Sarmemto conferma questi Capitoli o Statuti, ma subito dopo il paese ritorna alla Regia Corte che la vende a Giovanni Genovois di Chalem che la rivende ai Carafa. Orazio Carafa oppresse i paesani fino a che, il 15 ottobre 1584 insorgono e, aiutati dal prete, lo uccidono.
Gli succedono il fratello Giovanni Girolamo e Girolamo. Alla fine del secolo i Carafa, oberati di debiti, sono costretti a vendere il castello.
Ai Carafa succedono i Corvo o de Corvis. Gli ultimi feudatari di Roccascalegna furono i Nanni. Il castello, all'epoca versava in pessime condizioni. La loro residenza fu spostata più in basso, in un luogo ritenuto più comodo. Oggi tale palazzo è adibito a residenza privata, ma vi sono anche un forno ed un laboratorio di un artigiano.
Con l'unità d'Italia prosperano lutti, ruberie, emigrazione e brigantaggio mentre i ricchi borghesi speculano sulla proprietà fondiaria. Il castello per essere restaurato dovrà attendere il finire del millennio.
Scopriamo insieme il patrimonio artistico del borgo medievale.
Il castello. Un luogo da favola nel cuore dell’Abruzzo.
Le chiese. Conosciamo le chiese di San Pietro, Santi Cosmo e Damiana, San Pancrazio.